mercoledì 17 agosto 2011

Primo Piatto: lo scudo fiscale

Come riportato da notizie di stampa, si sta pensando di intervenire anche sui capitali detenuti all'estero o recentemente scudati.
Questo potrebbe essere un bel primo piatto all'italiana. Pasta con il ragù alla bolognese. Ci stanno i carboidrati, le proteine e i grassi. Quasi un pranzo completo.

E' un'idea ottima. Si tratta di colpire capitali che sono stati accumulati nel tempo grazie all'evasione fiscale (e a una serie di altri illeciti) e portati all'estero. Se pensiamo che ora, per uno scontrino non emesso, è prevista la chiusura dell'esercizio commerciale, considerare che questi capitali sono stati completamente nascosti al fisco e poi "legalizzati" con il pagamento di una percentuale a una cifra sola (4-5%?) non dà proprio quel senso di equità che sarebbe necessario in un momento di sacrifici diffusi. Se pensiamo che la stessa percentuale è richiesta in aggiunta ai redditi superiori ai 90.000 euro c'è di che incazzarsi.
Ritornare sullo scudo (anche quello della prima legislatura, perché no?) e andarsi a prendere con una tassa straordinaria il 10-20 % di quanto evaso al fisco (che  con una pressione fiscale di oltre il 40% vale coumunque una frazione della tassazione ordinaria senza alcuna sanzione per gli illeciti commessi) è secondo me del tutto morale e lecito. La forma giuridica corretta si trova, ci sono gli azzeccagarbugli per questo. Di fronte all'alternativa di uno stato tra perdere di credibilità nei confronti degli evasori fiscali e perdere di credibilità nei confronti di chi le tasse le paga, o peggio con il default, perdere la credibilità nei confronti di tutta la comunità finanziaria, beh, secondo me la scelta è automatica:
Garganelli al ragù  = 10-20 mld di euro.

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