sabato 23 aprile 2011

Confidi maggiori e confidi minori ovvero l'arte della fuga

Ritengo le considerazioni del prof. Erzegovesi sul sito aleablog in merito alla soglia dei 75 mln di euro di attività finanziarie che divide i confidi minori dai maggiori, molto interessanti, e condividendo molte delle sue idee e delle sue argomentazioni giungo a considerazioni del tutto opposte. Per me la soglia dei confidi andrebbe del tutto eliminata ed i confidi dovrebbero essere tutti sottoposti alla vigilanza equivalente di Banca d'Italia. Vi spiego perché:

Prima di tutto le banche non chiedono garanzie compliant perché non sono ancora in grado di misurare le differenze di valore delle garanzie prestate da un confidi o da un altro. Ovvero le chiedono, ma soprattutto per gli aspetti giuridici, perché comunque garanzie con caratteristiche di eligibilità sono migliori anche dal punto di vista contrattuale, ma non c'è ancora un riversamento della mitigazione del rischio sugli RWA e sul costo del capitale. E chissà quanto tempo ci vorrà ancora. Seconda cosa: la normativa del 2003 e le successive modifiche/integrazioni andavano nel senso di un consolidamento del sistema per dare maggiore solidità, trasparenza e ordine ad un settore ancora poco disciplinato (diciamo indisciplinato? oltre mille confidi fino a 5 anni fa rappresentavano veramente una cosa ridicola: il campanilismo fatto confidi!!!) Terzo: la difficoltà, le polemiche, i ritardi con cui la normativa del 2003 è stata applicata (i 107 sono stati in stand-by per cinque anni!!!, soglia di qui, soglia di là...) è stata causata dalle resistenze dei confidi, anzi da quella parte prettamente politica delle associazioni di categoria che vedeva nei confidi il braccio finanziariamente armato delle loro piccole, locali lotte di potere. Laddove le associazioni più lungimiranti hanno capito che per avere più forza servivano confidi più forti, a volte unitari, sono nate le grandi aggregazioni (ACT, Unifidi E.R., Sviluppo Artigiano, etc. etc.) Chi, ancora oggi, non l'ha capito, portando avanti una resistenza anacronistica è fuori dalle logiche di stabilità del sistema e di sostegno alle imprese: confidi deboli e inefficienti non servono. Banca d'Italia ha usato le maniere gentili, riformando il titolo quinto del TUB e inaugurando la vigilanza autogestita (mi sa tanto da anni '70 e di fumose assemblee liceali l'autogestione, non funzionava lì dove le assemblee erano disinteressate figuriamoci fra imprenditori in concorrenza, ci metteranno un secolo a costituire l'organismo). Ergo: tutto sbagliato, tutto da rifare. La soglia va portata a zero e tutti i confidi devono essere vigilati. Di seguito elenco ulteriori motivi ed effetti di questa scelta:
1) Non è equo che ci sia una sostanziale differenza di trattamento tra chi sta di là e chi sta di qua della soglia. Né per il tipo di garanzia  che va sul mercato, né per il trattamento di vigilanza a cui è sottoposto. Anche la più piccola delle BCC è vigilata per la stabilità del sistema, non è corretto che un confidi, che comunque eroga credito (crediti di firma sono, ma sempre di fidi si tratta) non sia   soggetto a vigilanza tanto più che non vi è differenza ontologica tra un confidi cha ha 70 mln di euro o 80 mln di euro di attività finanziarie (e questo vale per qualsiasi soglia). Così facendo si eviterebbero i comportamenti opportunistici per stare al di qua della soglia che abbiamo visto in questi anni.
2) Sessanta, settanta confidi sono più che sufficienti per un mercato attuale di circa 25 mld di garanzie. Ogni confidi potrebbe avere una media di 300-500 mln di garanzie sviluppando volumi che sicuramente migliorerebbero l'economicità di gestione, giustificherebbero una specializzazione delle funzioni interne senza togliere niente alla distribuzione localizzata. Con questa dimensione, mettere in piedi un Business Office diventa un'opportunità che trova un mercato captive abbastanza ampio per andare a reddito da subito, nel contempo diminuendo il rischio per il confidi.
3) In media ogni regione avrebbe almeno tre confidi: le più grandi di più, e potrebbero rimanere settoriali, le più piccole si dovrebbero arrangiare con un confidi solo unitario, ma sono convinto che ce la potrebbero fare (anche la Val d'Aosta). Le regioni avrebbero pochi interlocutori con i quali interagire per le politiche di sostegno e si riuscirebbe a fare programmi coerenti senza dover accontentare anche qualsiasi associazione per meri fini elettorali.

Che ne dite? Scontenta qualcuno?  ... si potrebbe aprire un sondaggio... magari dopo Pasqua.

19 commenti:

  1. Questo è il cuore del problema: "Prima di tutto le banche non chiedono garanzie compliant perché non sono ancora in grado di misurare le differenze di valore delle garanzie prestate da un confidi o da un altro. Ovvero le chiedono, ma soprattutto per gli aspetti giuridici, perché comunque garanzie con caratteristiche di eligibilità sono migliori anche dal punto di vista contrattuale, ma non c'è ancora un riversamento della mitigazione del rischio sugli RWA e sul costo del capitale."

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  2. Caro Gigi, è bello venire a casa tua a commentare il post sulla "soglia 107", che ho linkato su aleablog (spero che arrivino altri).
    La tua tesi è molto razionale, la pensavo anch'io così fino a poche settimane fa.
    Ho cambiato idea perché i 107 sono in difficoltà. Non è solo per il ritardo delle banche nel discriminare tra garanzie e tra confidi: è un problema di sostenibilità del modello di confidi vigilato nel dopo crisi, che rende le garanzie 107 de facto non più forti delle garanzie 106 (e anche de iure non sempre sono diverse). Tu fai l'esempio delle BCC. Le BCC hanno retto grazie a strutture di servizio di categoria (federazioni e fornitori di servizi informatici) che hanno abbattuto i costi generali; hanno retto perché fanno un business (la banca retail) che non è complicato e rende bene se si ha raccolta diretta e si tengono a bada le sofferenze. Per i confidi vigilati non c'è né l'uno, né l'altro fattore, non hanno avuto tempo di crescere facendo sistema e fanno un business che oggi è un loss leader, sopportabile solo con attività di servizio non ancora sviluppate.
    I confidi minori sono una realtà, anche il DL 141 li riconosce, come già la legge quadro. Politicamente (in senso lato) sono agguerriti. Il legislatore non li costringerà ad aggregarsi per decreto. Tra l'altro nascerebbero altri soggetti litigiosi e fragili.
    Allora, ragionando in emergenza, ho spostato l'attenzione al mondo dei confidi nel suo insieme. Prima preoccupazione, evitare la spaccatura e la morte per inedia nei due schieramenti avversi. Seconda preoccupazione, dare la possibilità ai 107 in affanno di riprendere fiato. Terza preoccupazione, incanalare e rimettere in moto le forze virtuose di cambiamento anche tra i minori, usando come argine il nuovo Organismo, e come anima un soggetto tecnico che faccia da polo di competenze. Oltre all'Organismo ci sono altri argini: le regole per l'assegnazione di fondi pubblici (basta esigere una rendicontazione decente, uniforme a livello nazionale) e il terzo pilastro, ovvero come le banche valutano i confidi. C'è poi il quarto pilastro, o meglio il muro contro il quale si va a sbattere se non si cambia direzione.
    Tu mi dirai che le forze conservatrici riusciranno a difendere lo status quo, o potranno metabolizzare queste idee alla loro maniera gattopardesca. Pensi che per sconfiggerle serve un riassetto strutturale per via normativa. Per me la mano pesante porterebbe alla paralisi e all'affondamento del sistema. Come ho scritto oggi, preferisco giocare la carta del risorgimento, del rinnovamento dall'interno dell'intero sistema confidi.
    La gioco pur convinto che da soli i confidi non ce la fanno a risorgere. Le banche devono mettersi una mano sulla coscienza, e fare anche loro un ragionamento di sistema su cosa vogliono dai confidi (spremerli e poi scaricarli è una meschinità). Anche MEF, MiSE e Banca d'Italia possono mettere i paletti e gli incentivi giusti, tirandosi dietro le Regioni e il sistema camerale.
    Si potrebbe anche organizzare qualche colorita (e pacifica) manifestazione in occasione degli eventi celebrativi del gattopardismo.

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  3. @ Luca, dici "le garanzie 107 de facto non sono (risultano) più forti delle 106". Prova a vederla così: le banche valutano erroneamente valide le garanzie 106 (in pratica le accettano) anche se non sanno valutarle (la favola della famosa mitigazione della LGD che c'è ma nessuno sa quant'è). Questo è il problema che la crisi risolverà svegliando le brutte addormentate.
    Poi dici "le banche devono mettersi le mani sulla coscienza ... spremerli (i Confidi) e poi scaricarli è una meschinità". I Confidi non sono santarellini che fanno fino in fondo il loro dovere. Pagano se, pagata la villa, hanno ancora soldi e se non ne hanno pietiscono soldi (detti aiuti alle imprese)dai politici di cui hanno assecondato le clientele. Se non li ottengono trattano con le banche un accordo "a saldo e stralcio" che le lascia con poco in bocca.
    Non si scappa: l'attività di garanzia esterna alla banca comporta una duplicazione dei costi di valutazione che rende antieconomica l'attività.
    Solo una piccola garanzia "d'onore" (inferiore al 25%, ma forse è pure troppo) a sostegno di una attività consulenziale si può giustificare economicamente e far pagare frammista al servizio. Quest'ultimo è quello che proponevi tu a Milano, mi pare.

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  4. Aggiungo: le vs proposte convergeranno. Anche se venisse alzata la soglia 107, i Confidi ex 106 spariranno lentamente man mano che BdI sveglierà le banche e i 107 residui si ridurranno inseguiti dalla Vigilanza che sta già affinando i coltelli. Faranno la fine dei Mediocrediti Regionali e dei Crediti Agrari della tua giovinezza. Alla fine si verificherà proprio quello che chiedete, soglia più alta (con ente tecnico collettivo) e tutti vigilati. Aiuti distribuiti dal FCG con criteri d'accesso e fondi regionali. Se fra 10 anni ci avrò azzeccato pretenderò un premio da coloro che, avvertiti da questo pessimista, si saranno messi in salvo per tempo.

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  5. Perchè arrovellarsi sul futuro dei 106. Chiedere loro di fondersi, aggregarsi, mettersi insieme per i servizi comuni è simile ad un "accanimento terapeutico". La maggior parte di loro esiste sul mercato da oltre trenta anni ed hanno superato fasi economiche recessive e fasi economiche espansive svolgendo adeguatamente il loro ruolo non vedo perchè chiedere loro di modificare la strategia. Sarebbe come chiedere alle Regioni di regolamentare i bar o i piccoli negozzi di pereferia. Le Regioni devono regolamentare i grandi centri commerciali e lasciare che il mercato regoli i piccoli 106.
    Del resto non esiste nessun rischio di sistema. Le garanzie di un 106 non saranno mai garanzie eleggibili anche quando le banche saranno pronte.
    L'attenzione dovrebbe essere rivolta ai 107. Questi si possono creare problemi di stabilità e su di loro occorre che BdI, Regioni ecc. accendano i loro riflettori

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  6. Anche il direttore di Eurofidi, Giotti, mi diceva a Milano che i piccoli 106 sono OK (fa anche rima). Eppure la guardia di finanza ne ha trovati alcuni piuttosto disinvolti, tant'è che si è arrivati alla riforma del TUB.
    106, 107 sono concetti proteiformi. Non sono settori scollegati, perché vivono delle stesse fonti di supporto pubblico. Andiamo a vedere che cosa fanno effettivamente, quante sono le situazioni di fragilità, e quanto pesano, che cosa si può fare per cambiare in meglio. Andiamo a bussare anche alla porta dei 106, non diamo per scontato che svolgano male, o bene, il loro ruolo perché sono piccoli, o grandi. Usciamo dalla mitologia, e dalla propaganda.
    Le imprese hanno dei bisogni nuovi che gli attuali fornitori di servizi creditizi e professionali non soddisfano: questo è un problema serio, affrontarlo non è accanimento terapeutico.

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  7. mah... io penso invece che si possa buttare l'acqua sporca tenendo il bambino.
    Innanzitutto, penso che si stia dando troppa importanza al tetto mentre si trascurano le fondamenta. La bonta' di una garanzia, nei fatti, non la fa tanto il cappello della ipervigilanza quanto l'attivo del confidi (quantita' e qualità dei titoli e depositi monetari in cui sono investiti patrimonio e fondi rischi) rispetto a rischi (garanzie) assunti. Allora, innanzitutto si responsabilizzi il collegio sindacali e si obblighi i confidi alla revisione di bilancio, da parte di società terza, nominata dagli erogatori di fondi pubblici, con rotazione triennale, al fine di una corretta appostazione delle garanzie (in bonis, incagli, di imminente escussione ecc.)con opportuni accantonamenti a rettifica del PN
    Se questo lavoro fosse fatto seriamente avremmo gia' dato un contributo alla bonta' del rapporto PN + FONDI RISCHI - IMMOBILIZZI MATERIALI E IMMATERIALI/GARANZIE IN ESSERE

    E

    PN + FONDI RISCHI - IMMOBILIZZI MATERIALI E IMMATERIALI/GARANZIE "DETERIORATE"

    Ci sono o c'erano piccoli confidi BEN PIU' SOLIDI di confidi in "grisaglia"....

    Jaures

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  8. @Jaurès: questo tipo di monitoraggio potrebbe farlo anche l'Organismo gestore dell'elenco confidi minori, o no? Giusto per avere un'omogeneità e un database di sistema.

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  9. @Luca: perche' no? Bisogna stare solo attenti, a mio molto modesto parere, a che ci siano competenze serie nei controllori (unitamente alla conoscenza specifica del mondo confidi) ed evitare fenomeni di "cattura" del controllore da parte del controllato. Certo, sarebbe giusta un'omogeneità di metodi e di strumenti di determinazione ed esposizione di queste partite.

    Comunque, sono d'accordo con la tua impostazione: tertium (species) datur.

    Jaures

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  10. L'azzeramento della soglia da me proposto va nella direzione di cancellare i 106. No 106 -> no alternative. Le garanzie sono solo quelle dei 107. In questo modo non vi sarebbe concorrenza tra garanzie dei 106 e garanzie dei 107. Inoltre ci vorrebbe un intervento di bankit nello spingere le banche a riconoscere la garanzia dei confidi a livello di requisiti di vigilanza e di costo del capitale. Ho l'impressione che l'argomento sia troppo complesso per lasciare il mercato libero di fare scelte che non vuole, soprattutto dove il mercato è regolato da logiche di rappresentanza, di potere, e di spartizione di fondi pubblici e la concorrenza, quella vera, quella dei libri di microeconomia, quella che dato un contesto dovrebbe spingere a maggior efficienza, è una velleità. Tanto più che i confidi non hanno alcun mercato a cui rispondere, né azionisti.
    Ridurre il sistema a 60-70 operatori e metterli in concorrenza con parametri chiari per l'accesso ai fondi pubblici (che a loro volta andrebbero regolamentati a livello nazionale, almeno nelle modalità di accesso, anche di quelli regionali, giusto per motivi di efficienza/efficacia): questa è la mia idea.
    Se il legislatore definisse il contratto di garanzia collettiva come un contratto tipico (ovviamente bis 2-3 compliant), ci sarebbe uno standard contrattuale e sarebbe molto più semplice scrivere le convenzioni banca-confidi). Insomma io vedo un sistema più regolamentato e più consolidato per definire più standard di comportamento, standard contrattuali, standard nelle procedure pubbliche di assegnazione. L'efficienza deve essere lasciata all'organizzazione interna dei confidi stessi, che riusciranno ad essere più competitivi organizzando meglio le risorse, mettendo le persone competenti nei ruoli di responsabilità, insomma facendo tutte quelle cose che rendono un'azienda efficiente e non scaricando all'esterno le incapacità gestionali e/o le politiche di favoritismo/clientelismo che, non nascondiamoci dietro ad un dito, sono state, spesso, predominanti.
    E, diciamocelo, una volta per tutte: il sistema di rappresentanza delle imprese italiane è del tutto ridicolo. Ogni categoria (commercianti, agricoltori, artigiani, etc.) ha almeno due o tre organismi di rappresentanza per spartirsi il consenso da convogliare nella rappresentanza politica. Se questo aveva un senso ante caduta del muro, adesso è totalmente ridicolo e anacronistico. Come se un artigiano e un commerciante di destra avesse interessi diversi, dal punto di vista imprenditoriale, di un artigiano e un commerciante di sinistra. E così le federazioni dei confidi (a parte Fedart, per fortuna).
    Insomma, le difficoltà del mondo dei confidi non sono poche, ed auspicare che il sistema evolva da solo, che vi sia un Risorgimento, è legittimo, ma manca un Mazzini, un Cavour, un Garibaldi, una Vittorio Emanuele e ci vogliono anche i Mille.
    Chi si arruola volontario?

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  11. Buongiorno, sono Cristian Segnani e sto svolgendo la mia tesi specialistica sui Confidi. L'idea che mi sono fatto è che ad oggi il sistema dei contributi tende a indirizzare le proprie risorse in modo discrezionale ai Confidi permettendo quindi solo ad alcuni di sfruttarle, questo naturalmente impatta sulla concorrenza in quanto chi ottiene il contributo può applicare un prezzo inferiore alla garanzia e può ripianare le perdite utilizzando questi contributi come fonte di Patrimonio Netto (cosa che non può avvenire per il Patrimonio di Vigilanza). Ritengo che se si iniziassero a indirizzare le risorse verso quegli organismi che risutino Vrituosi secondo determinati requisiti allora, forse, vedremo cambiare un pò il sistema che ad oggi è ancora troppo frammentato e rispondente a logiche politiche.
    La proposta di elevare il PV sopra l'attuale soglia poterebbe certamente a un nuovo e rinfozato fenomeno di aggregazioni, ma ritengo che prima di tutto i Confidi debbano iniziare a dotarsi di modelli che gli garantiscano la possibilità di utilizzare le Garanzie Personali.

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  12. Che significa "... contributi come fonte diPatrimonio Netto (cosa che non può avvenire per il Patrimonio di Vigilanza)"?
    ... e poi "modelli che gli garantiscano la possibilità di utilizzare le Garanzie Personali"?

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  13. @ Cristian, visto che sei fresco di studi, per favore dicci qual'è secondo te il beneficio di tasso che deve attendersi un prenditore dopo l'intervento di un Confidi 107. Per semplificare i calcoli immagina un credito a ponderazione 100, garantito interamente. Poi dicci qual'è il costo della garanzia che in media applicano i Confidi, il tutto per esposizioni annuali.

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  14. @ Jaures, circa i ratios indicativi di cui sopra. Ma perché non utilizzare il Total Capital Ratio=PV/RWA ? Non è più sempice? Il problema sta nel calcolare correttamente i due fattori, depurando soprattutto il primo dalle PA e ponderando correttamente nel secondo le garanzie deteriorate.

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  15. Sono Cristian; forse il mio intervento precedente non era del tutto corretto, ma intendevo portale alla luce un problema che già negli anni 70 era stato affrontato da un proffessore (oggi magari lo ricerco e vi dico il nome). Comunque ad oggi, dalla mia esperienza nel settore e visti i fattori che hanno colpito il mercato del crediti (crisi e stretta creditizia), il beneficio più che di tasso è di accesso al credito. Comunque ipotizzando un beneficio di tasso anche solo dello 0,1% questo verrebbe comunque mangiato dal costo della Garanzia.
    Dobbiamo però ulteriormente distinguere, perchè un Confidi che è sufficientemente virtuoso e ha ottenuto i contributi regionali, riesce a ridurre il costo della garanzia, ci sono casi che si avvicinano all'1%. Mentre Confidi che non godono dei contributi possono far pagare la Garanzia addirittura il 3-4%, percentuali che possono subire variazioni in negativo o in positivo se si lega il costo alla valutazione del rischio dell'azienda (naturalmente parlando di PMI spesso la risulta negattiva e quindi aumenta il costo).
    Il tutto poi si confronta con la natura non profit e il principio mutualistico.
    Personalmente vedo questi caratteri scontrarsi con quello che si cerca di creare. La concorrenza, falsata dalla distribuzione "discrezionale" dei contributi pubblici, porta a situazioni di disparita in cui tale principio può essere rispettato solo da alcuni ma non da tutti.

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  16. Cristian, per firmarti, puoi mettere, nel campo "Commenta come" Nome/URL. Metti solo il nome, e non mettere l'URL, come faccio io. Risulta comunque il tuo nome senza doverti firmare ogni volta dentro il commento, che comunque appare come Anonimo... Lasciamo agli anonimi veri l'anonimato, chi si vuole firmare, trova tutti i modi possibili. :-)

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  17. Ti ringrazio delle indicazioni.

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  18. Bravo Cristian, hai centrato il problema "La distribuzione "discrezionale" dei contributi pubblici" fatta dai Confidi porta a situazioni di disparità.
    Sull'effetto disponibilità ricorda che nel libero mercato il prezzo di ogni bene incorpora la sua disponibilità. Basta pagare ed il bene si ottiene. Ma il mercato del credito è un mercato perfetto e libero?

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  19. Grazie, è quello che vorrei dimostrare con la mia tesi. Cosa ardua e pericolosa ma la realtà è questa.
    Aggiungerei che in questo caso il prezzo del bene non incorpora solo la sua disponibilità ma anche il rischio.

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